• La piazza di Montese in una cartolina d'epoca
  • L'ingresso al paese di Iola subito dopo la fine della guerra
  • Sfollati sulla strada da Iola verso la località Abetaia
  • Sfollati riusciti a superare le linee tedesche vengono interrogati da soldati americani
  • Raggruppamento di Zocca della brigata partigiana Garibaldi comandata da Armando, di cui fanno parte una quindicina di montesini
  • Le future generazioni

Violenze e sfollamento

 Un lungo inverno

Fallito lo sfondamento della Linea Gotica da parte alleata, a fine settembre 1944 i tedeschi si posizionano sui crinali che dal monte Belvedere corrono, in direzione nord-est, alla sinistra del fiume Reno, controllando la Statale 64, arteria fondamentale per proseguire verso Bologna ed il nord Italia. Il fronte resta fermo per sei lunghi mesi.

 

La sosta del fronte rappresentò un interminabile calvario di freddo, paura e dolore per i paesi e i borghi ai piedi o a ridosso delle postazioni tedesche. Molti uomini vennero obbligati dagli occupanti a scavare trincee e postazioni. I civili, per sfuggire ai bombardamenti, ai cannoneggiamenti e al lavoro forzato, si rifugiarono nei boschi in anfratti naturali, in balía però delle mine. Evacuati con la forza, molti cercarono di passare le linee tedesche verso sud per raggiungere gli alleati.

 Il 26 settembre 1944 a Ronchidoso vengono trucidati 68 civili e le loro case bruciate per sgomberare il crinale.


Rifugi antiaerei

Nell'estate del '44, con l'avanzare delle truppe alleate in direzione dell'Appennino Tosco-emiliano, iniziarono i primi bombardamenti aerei alleati; dall'inverno del '45 sino al termine del conflitto alle incursioni alleate si aggiunsero cannoneggiamenti da ambo gli schieramenti. La popolazione, in quel lungo anno di privazioni e violenze, dovette imparare a convivere sia con la potenza distruttiva delle armi che con i rastrellamenti delle forze dell'Asse. Vennero utilizzate allora come rifugi le cantine e le stalle, furono scavati rifugi antiaerei. Nel centro di Montese ci si nascose anche nelle fogne. I boschi e la conoscenza precisa del territorio da parte degli abitanti favorirono la popolazione stremata; la presenza di grotte e inghiottitoi naturali si rivelò fondamentale per mettersi in salvo dalle continue bombe e dalle violenze. Tronchi di vecchi castagni cavi divennero nascondigli e vennero costruiti altri ripari. Segnale di un imminente bombardamento era il passaggio di un ricognitore che venne ribattezzato Pippo (o Cicogna). La lunga attesa all'interno dei rifugi poteva durare notti o giorni interi, inoltre l'ipotesi di venire scoperti e che il rifugio venisse occupato dai tedeschi non era improbabile. In quegli spazi ristretti allora si pregava, si parlava a bassa voce, si tentava di dormire, si celebrarono messe. Molti rifugiati provenivano dalla pianura: la montagna dell'Appennino era considerata un luogo più sicuro della città; Montese offrì rifugio anche a diversi cittadini ebrei perseguitati dalle leggi razziali.

 


I partigiani di Montese

tratto da "Montese - fascismo, guerra, ricostruzione" pag.96 ed. ILTREBBO" 1990

L' elenco dei partigiani del Comune di Montese è di circa 170 persone (cfr. AA. W. “Montesel943-l945”,pagg. 118-120). Quasi nessuno aveva studiato oltre le elementari (molti non le avevano terminate), la maggior parte proveniva dall'agricoltura. La scelta di entrare nel movimento partigiano fu causata, per quasi tutti, dal timore di dover far parte dell`esercito repubblichino a fianco dei tedeschi. Le motivazioni più strettamente ideali o politiche forse solo in un secondo tempo riuscirono a coinvolgere un certo numero di giovani; e questo fu dovuto al contatto con Armando, con i partigiani della pianura e con i commissari che avevano il precipuo scopo di sensibilizzare i partigiani ad una visione più politica della lotta di liberazione. L`organizzazione degli uomini non fu sempre uguale; a Montefiorino esistevano diverse divisioni dipendenti dal comando di divisione, con Armando comandante generale; ogni divisione (circa 1.000 uomini) era formata da due o tre brigate (circa 500 uomini), formate a sua volta di tre o quattro battaglioni (da 100 a 200 uomini). Le formazioni erano composte di 30-50 uomini e l'unità più piccola era la squadra (10-15 uomini).

I partigiani di Montese, secondo le schede fomite dall'ANPI, risultano così suddivisi: 155 appartengono alla divisione Modena Armando distribuiti nelle seguenti brigate: 8 al Comando, 121 alla Corsini, 18 alla Folloni, 5 alla Roveda, 3 alla Bigi; 20 appartengono alla divisione Modena-montagna della Matteotti e sono quasi tutti di Montalto e Semelano. Sono pochissimi i documenti scritti relativi all'attività partigiana nella nostra zona; i più sono stati scritti a guerra finita e con poco spirito critico (come ad esempio la relazione militare Modena-Montagna). Se nel territorio del comune di Montese non si sono verificati importanti episodi di lotta armata, le zone più impervie di Bertocchi, Ranocchio, Castelluccio e Montespecchio sono state preziose per i partigiani. Nella primavera 1944 alcune borgate di Montespecchio e Ranocchio (come ad esempio Canevara, Casellina, Vignaletto) furono il centro di raccolta e di smistamento dei giovani antifascisti e dopo gli scontri più duri (come ad esempio Sassoguidano, Rocchetta, Benedello), questo territorio fu rifugio sicuro per riorganizzare le forze.